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Portare i bambini a sessione – GdR con figli

Questo non è un articolo su come far iniziare i bambini a giocare a giochi di ruolo, che siano D&D o altri più narrativi. Si tratta della terribile e meravigliosa avventura che è portare i propri figli a una serata di giochi di ruolo.
Premessa: Di solito ci portiamo solo la piccolina, che non ha neanche un anno, visto che è una patatina tranquilla e dormigliona, mentre il grande, che ha 4 anni e mezzo, sta coi nonni.

Parlo di mostrini grandi così, se non meno!

Purtroppo settimana scorsa abbiamo avuto un contrattempo e i nonni non hanno potuto prendere la peste.
Panico.
Guardo nel portafoglio. “Chissà se in 24 ore riesco a trovare una baby sitter che accetti come pagamento 87 centesimi, un gettone e una manciata di scontrini…” Cerco sui siti, ma a quanto pare la tariffa media è leggermente più alta.

Passo in rapida rassegna mentale tutte le persone a cui potrei chiedere “Ehy, ciao, come va? Ti va bene se domani ti scarico mio figlio che passate una divertentissima serata insieme?” Niente. Le poche persone con cui posso fare una cosa del genere (o degenere) sono in ferie o in reperibilità. Tristezza, rabbia, sconforto, negazione…passo tutte queste fasi prima di giungere all’accettazione: contatto il master per spiegargli la situazione e dirgli che ci toccherà saltare la sessione.

Tuttavia ci giunge una risposta inaspettata. “ma sì, portate pure lui, non c’è problema”.
Guardo il telefono. Strizzo gli occhi. Scuoto la testa. Rileggo.
No, trovo scritto sempre il medesimo messaggio. Mi alzo. Bevo un bicchiere d’acqua. Probabilmente se mi avesse inviato il suo pin della carta di credito sarei stato meno stupito (anche perchè sarebbe inutile senza il numero di carta). Cerco di essere onesto e gli spiego che il ragazzo è molto più esuberante della piccola e sarebbe come invitare Demorgon e Dispater al nostro tavolo. Lui persiste nella sua stolta convinzione e ci dice che gli va benissimo fare una prova. Mi consulto con la mia ragazza, lei è perplessa quanto me. Però alla fine accettiamo.

Il ritrovo è al Circolo Evolution, una ludoteca (non sono sicuro sia il nome corretto, insomma, uno di quei posti in cui hanno sale per giocare, un bar spartano ed economico (sì, ci piace come location) e un sacco di giochi da tavolo esposti), entriamo e ci accorgiamo che casualmente abbiamo fatto un’ottima scelta di vestiario. Infatti la scelta (ripeto, totalmente involontaria) di portarlo con la maglietta di Star Wars e i pantaloni di Spider man conquista subito un vasto pubblico.  Poi può far sfoggio della sua cultura, riconoscendo i supereroi disegnati su un enorme cartellone. Dopo i saluti cominciamo a giocare. Ed è stato un vero…successo!

Ok, i miei complimenti vanno anche agli altri partecipanti, che pur essendo dei mezzi sconosciuti, sono stati decisamente comprensivi e tolleranti, per esempio lasciandolo giocare coi loro dadi (che per qualche misteriosa ragione gli sembravano molto più belli dei miei!). Poi abbiamo adottato tecniche da genitori degeneri, lasciandogli completo accesso al portatile tutta sera. Per motivi a noi ignoti, invece di farsi un’overdose di Pocoyo, Tarzan e video scemi di YouTube, ha deciso di cimentarsi coi videogiochi di Facebook, trovandone un paio in cui era in grado di fare qualcosa.

Poi certo: oltre alla piccolina che a un certo punto era da cambiare e poi ha avuto un breve risveglio, abbiamo dovuto fare un paio di interazioni col portatile, andarlo a riprendere quando era andato a importunare giocatori di un altro tavolo (che avevano carte molto belle), farlo scendere dal tavolo un paio di volte, ma tutto sommato non avremo perso più di 10/20 minuti, cumulativamente e comunque suddivisi tra me e la mamma dei mostrini.

Ovviamente dobbiamo di nuovo ringraziare i nostri compagni di gioco, che hanno tollerato le interruzioni con grande serenità. Morale della favola?
Il mio consiglio è quello di provare a portare i vostri marmocchi a sessione. Ovviamente prima chiedete agli altri cosa ne pensano e preparate un piano B (e un piano C, con la C di Computer… oltre che cose da colorare, libri e qualsiasi cosa possa servire a tranquillizzarli). Inoltre dovreste essere disposti ad accettare il fatto che magari non sarete fortunati come noi (ancora non ho capito come sia stato possibile. Sicuramente mi sento di escludere che sia in qualche modo merito mio) e quindi non si potrà replicare. Poi magari secondo me è meglio evitare di farlo di continuo, perchè alla fine l’attenzione che si presta al gioco diminuisce. Però ogni tanto far vedere ai giocatori che esistono nuove leve e far vedere ai bimbi che esistono queste attività, può essere decisamente valido dal punto di vista pedagogico per entrambe le categorie.

Se siete curiosi di vedere come gioca a Heroquest il piccolo scoreggione, potete dare un’occhiata a questo video.   Se non vi pare che abbia sproloquiato abbastanza, potete dare uno sguardo QUI.

Magari invece vi interessa un metodo per usare delle carte e insegnare a un bambino di sei anni a giocare a D&D. Eccolo.

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