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Non-Binary videogioco indie sulle difficoltà di genere – Recensione e Intervista

Ultimamente gioco molto poco ai videogame, ma mi sono imbattuto in questo progettino interessante e gratuito e ho deciso di dargli fiducia. In pratica si vive la vita di una persona non binaria in conflitto con la società riguardo i pregiudizi e le aspettative che ruotano attorno al genere. Parliamo di un videogioco principalmente testuale, ma coadiuvato da alcune parti “bullet hell” sviluppato da owof games con la collaborazione di Ascari per la colonna sonora. Pur essendo io un maschio etero cis (e pure bianco, ma non c’entra), ho trovato Non-Binary molto interessante, profondo e a tratti toccante. Quindi ho pensato bene di propinarvi una recensione e di intervistare i creatori.

Le avventure di Pallino e Pallina

Punti Deboli: Grafica

La vedete là sopra nella gif. Non c’è altro: una pallina che rotola lungo una strada mentre cerca di evitare quadratini blu e triangolini rosa. Io ho apprezzato perchè mi ha riportato ai tempi in cui giocavo con Arkanoid e i bullet hell del periodo (mesozoico). Però capisco che se vi aspettavate disegni realistici e animazioni ultra moderne, potreste ritrovarvi un po’ delusə.

Ovviamente la grafica costa, sia tempo sia risorse, e per un progetto nato ritagliando le poche ore che rimangono dopo il lavoro retribuito, non si può pretendere molto di più, specialmente contando che il videogioco è gratis (in realtà è “pay what you want“).

Inoltre credo ci sia anche la precisa scelta di usare il medium del videogioco per portare metodi di narrazione diversi, scale di valore differenti e punti di vista innovativi. Per cui, sì, belli i blasonati videogame con grafiche iper-realistiche, ma chiediamoci anche qualcos’altro. Cerchiamo di valorizzare le idee che ci stanno dietro e non solo lo sfoggio di opulenza tecnologica.

Purtroppo così facendo si allontana dal prodotto chi gradirebbe anche vedere qualcosa e non solo immaginarlo. Però non si può avere tutto dalla vita.

Musiche

Anche le musiche avevano quel tocco un po’ da videogioco dei primi anni ’80, però reinterpretato in maniera gradevole. Colonna sonora prodotta da Ascari.
Ma cosa mi state ancora ascoltando a fare? Io non capisco nulla di musica.

Bullet Hell

Come ho detto il gioco consiste nello schivare i quadratini blu e i triangolini rosa. La difficoltà è via via crescente e ho come l’idea che a un certo punto non ci siano altre possibilità se non quella di andare a sbattere contro qualche oggetto vagante.

Non sono ancora riuscito a capire se però ci sia un nesso diretto tra la prestazione nella parte bullet hell e l’andamento della trama. Nel caso sarebbe interessante averne visibilità, anche solo con un punteggio in un angolo dello schermo.

Il significato allegorico a me pare chiaro, invece, quindi questa parte non dà l’idea di essere appiccicata lì solo per far qualcosa mentre si legge la storia: gli urti con le sagome dovrebbero essere i danni emotivi subiti dai non binari quando durante il loro sviluppo vengono incasellati forzatamente in uno dei due generi. O peggio, bullizzati per via della loro diversità dal canone prestabilito. Poi intervistando lə autorə ci toglieremo il dubbio.

Storia: interattiva e con finali alternativi

La trama si sviluppa attraverso la vita di un personaggio. Esiste la versione Pallino e Pallina, a seconda del genere assegnato alla nascita. Si seguiranno le sue avventure e disavventure attraverso tre atti che ci condurranno dall’infanzia all’età adulta passando per l’adolescenza.

Ovviamente, essendo un videogioco e non un racconto, avremo la possibilità di dire la nostra. Possiamo scegliere tra due o tre opzioni di dialogo o di comportamento con cui rispondere alle situazioni che ci coinvolgono, decidendo come affrontare il mondo esterno che vuole imporci i suoi specifici ruoli di genere.

Ad esempio potremmo decidere come reagire quando i bulletti ci prendono in giro o scegliere quanto nascondere le nostre diversità, se continuare o meno una relazione e in generale come affronteremo i pregiudizi e le imposizioni con cui ci scontreremo.

Sì, purtroppo questi stereotipi sono ancora vivi e vegeti. “Certi giochi sono da maschietti, altri da femminucce”. “Bisogna vestirsi in un certo modo”. “Un uomo deve sapersi imporre e una donna invece meglio se non fa l’isterica”. Se per caso vi fosse sfuggita la presenza di queste imposizioni, vi consiglio di guardare meglio, oppure mi dite dove abitate che mi trasferisco.

Giusto una breve esperienza personale recentissima. Il giorno in cui ho provato il gioco (combinazione) esco per sbrigare una commissione e indosso il cerchietto di mia figlia come mio solito (se non vado al lavoro, lì al massimo l’elastico per capelli rosa). Sì, il cerchietto rosa e col fiocchetto. Un gruppo di ragazzi seduti sulle scale della chiesa mi apostrofa “bellissima”. Al mio “invidiosi, eh?”, replicano utilizzando un termine volgare per definire gli omosessuali. Io mi dico stupito che sia ancora un’offesa nel 2022, quindi loro non sanno che altro fare se non ripetere il termine di cui prima e io me ne proseguo per la mia strada.

Quindi sì, il problema è vivo e vegeto. Poi se lo dicono a me, chissenefrega: sono adulto (con moglie e figli, diciamo “sistemato” per usare parole ottocentesche) e fondamentalmente mi vesto così più per provocazione che per espressione del mio io e quindi al massimo possono offendere il mio buon gusto in fatto di abbigliamento, ma pensate un attimo a questa situazione rivolta a unə ragazzə in piena crisi adolescenziale. Presə in giro da un branco (di idioti, ma pur sempre un branco) e la sua identità sessuale e di genere utilizzata come fosse un’offesa. Se cercassimo di essere un po’ meno bestie (con tutto il rispetto per le bestie) potremmo evitare alla gente queste ordalie.

Ok, perdonate la divagazione, si torna a parlare del gioco.

Essendo che per finirlo ci vuole meno di un’ora, io mi sono fatto due run del videogioco (due per Pallina e due per Pallino, per la precisione), e ho notato come le scelte diverse non comportino solo una differente reazione nell’immediato: hanno proprio effetti a lungo termine, sbloccando situazioni alternative. Ad esempio si può arrivare a una conclusione anticipata della trama senza arrivare all’età adulta.

Personalmente ho trovato che le scene descritte fossero plausibili e delicatamente toccanti. C’è parecchio materiale per riflettere.

Il finale, che non vi svelerò, perchè non sono mica Caparezza (io non faccio spoiler), presenterà una simpatica soluzione grafica per mostrare i cambiamenti in atto.
Se siete curiosi, ripeto: lo potete scaricare anche gratis e finire in un’oretta. Provate!



Ok, per ora ho parlato solo io, ma visto che non vorrei fare come il famoso meme “eccoci a parlare di inclusione nei videogiochi con un maschio bianco etero cis”, ho pensato che fosse meglio intervistare lə autorə.

Ecco l’intervista, ma ATTENZIONE: contiene qualche piccolo spoiler. Quindi giocate prima al gioco o rischiate di rovinarvi alcune sorprese.





Se volete leggere altre recensioni di videogiochi, eccone una.
Altrimenti vi potrebbero interessare temi di inclusione, trattati ad esempio nella recensione di She-Ra o parlando di Gesù.

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