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Lorenzo di Dietro lo Schermo

Se vi ricordate l’articolo sui Punti Ferita, forse vorrete sapere anche qualcosa di più sull’autore. L’ho conosciuto su instagram, come fanno i ggiovani. Qui abbiamo parlato di GdR (ovviamente), deviando talvolta su temi come l’epistemologia o l’integrazione. Essendomi parsa una persona interessante, ho accettato con gioia la sua proposta di collaborazione (infatti tipo domani sul suo blog dovrebbe apparire un mio articoletto, se volete leggermi anche là!). Quando postai la sua riflessione sui PF in D&D, gli feci anche un intervista, quindi eccola.

Cioè, le domande le scrisse lui a me, io decisi di riciclarle e di sottoporgliele, poi mi sono scordato di utilizzarle, perchè sono una persona terribile e disorganizzata.
Comunque poco importa, se volete sapere qualcosa di lui, ecco le domande. Ovviamente fate anche un salto sul suo blog a guardare le altre cose e non solo il mio articolo.

Ho ritagliato senza il suo permesso un pezzo della copertina del suo blog, lo trovate qua.

1) Come hai iniziato a giocare di ruolo? Qual è la tua esperienza con D&D, fino ad oggi? Preferisci fare il master o il giocatore, e perché?

Ho iniziato una ventina di anni fa (non ricordo di preciso), al liceo, da giocatore di AD&D 2e. In realtà c’era già stata una sessione di un dungeon crawlsingle player, quando ero addirittura alle elementari, e potrebbe essere stato D&D, prima o seconda edizione, ma non sono sicuro e la mia memoria è molto confusa… ricordo solo trappole senza senso che mi ferivano ad ogni mossa che facevo, più o meno.
Con il mio gruppo di amici stretti del liceo abbiamo deciso poi per aggiornarci a D&D 3.5, l’edizione era uscita da poco. Nessuno di noi l’aveva mai giocata. Per consenso generale finii per fare io il master, e creai una campagna molto lunga e articolata. Di quell’esperienza ricordo due cose.

  • Primo, tutti gli errori che feci: veramente tanti, fu un enorme pasticcio formato da pasticci che generavano altri pasticci! Un po’ era l’inesperienza con le regole, ma soprattutto era proprio una concezione errata del gioco, e del ruolo del DM. È questo che mi ha spinto, ora che sono invecchiato, ad aprire il mio piccolo blog (vedi seguito).
  • Secondo, il divertimento. È piaciuto a tutti un sacco, è stato uno spasso. Certo, eravamo giovani e senza pensieri… ma per me è indice che, per quanto inesperti siano i partecipanti (DM compreso) e per quanti errori facciano, D&D rimane un gioco con cui è super-facile divertirsi. Quindi il consiglio che mi sento di dare a tutti è: buttatevi, provate! Se con un gruppo non vi piace, cambiate gruppo e provate di nuovo! Non fatevi frenare dalla paura di non essere abbastanza bravi o esperti: comunque vada sarà bellissimo!

In seguito ho giocato molte altre campagne con D&D 3.5, sia come giocatore sia, soprattutto, come DM. Come molti, ho gradualmente iniziato a introdurre home rules e personalizzazioni.
Per gusti personali non ho apprezzato la quarta edizione. Il suo arrivo mi ha spinto ad accelerare decisamente con le mie regole personalizzate. Da allora non ho più smesso… infatti, ormai, quello a cui gioco è un tale coacervo di “mutazioni genetiche” che è difficile ricondurlo a un’edizione precisa XD. Per me rimane D&D come identità e impostazione, ma è diventato una cosa a sé, e continuo a modificarlo.

Dopo l’università, per qualche anno, ho molto rallentato il ritmo. Il mio gruppo “storico” si è sciolto, sparpagliato in giro per il mondo, e la vecchiaia ci ha sommersi di impegni e responsabilità che lasciano poco spazio per giocare.
Ma negli ultimi 2 o 3 anni ho cercato di riprendere. Mastero un paio di gruppi, di cui uno composto da neofiti completi che ho “iniziato” io. Inoltre cerco di fare spesso piccole avventure autoconclusive con gente nuova, sia come giocatore che come DM, per tenermi in esercizio e trovare nuovi spunti di riflessione. Ho giocato e masterato, occasionalmente, la quinta edizione di D&D e mi è piaciuta, ma non mi reputo un esperto: ormai sono affezionato al “mio” sistema.
Tra fare il DM e fare il giocatore preferisco… entrambi. Nel senso, sono una di quelle persone “condannate” a masterare in eterno, un po’ per le dinamiche sociali che si vengono a creare (più sei esperto più ti chiedono di fare il master, più fai il master più diventi esperto), un po’ per la mia voglia di inventare e sperimentare cose nuove. Ma è un’attività molto faticosa. Non la voglio abbandonare, ma spesso mi piacerebbe “staccare” con qualche mese da giocatore semplice, gustandomi il piacere della sessione senza la fatica della preparazione. Purtroppo non mi riesce così di frequente.

2) Nella vita reale di cosa ti occupi? Che tipo sei, se ti va di dirmelo?

Sono ingegnere meccanico, e mi occupo di progettazione. Si può dire che abbia dei tratti in comune con l’attività di sviluppatore di gioco: ci vuole il “pallino” di smontare le cose per capire come funzionano, e soprattutto la spinta a volerle far funzionare sempre meglio. E poi un bel po’ di creatività. Ah, e la carenza di normale vita sociale, suppongo.
Sono un tipo complicato, ma in senso più negativo che positivo. A tutti quelli che seguono il mio blog e mi stimano per i suoi contenuti voglio dare una raccomandazione: non cercate di conoscermi di persona, rimarreste delusi…

Siamo sempre tutti peggio dal vivo. Però come diceva un tale “meglio dal vivo che dal morto”.

3) Parliamo dei tuoi contenuti: hai un blog molto ricco, e un profilo Instagram. Come è nata l’idea del blog? Qual è l’intento che si prefigge?

Il mio piccolo blog nasce da un’amara constatazione che ho fatto con me stesso un paio di anni fa: credo di avere imparato davvero come si fa il DM solo quando il tempo delle grandi campagne con il mio gruppo “storico” era ormai tramontato. Negli anni ho imparato, per prove ed errori, tantissime cose. Se solo qualcuno me le avesse spiegate quando ero un DM esordiente avrei fatto molta meno fatica, meno sbagli, e mi sarei divertito di più.

Voglio provare, almeno, a essere di aiuto a qualcun altro. Per questo raccolgo nel mio blog tutti i consigli che, se potessi tornare indietro nel tempo, darei al me stesso di allora.
Cerco anche di tenere un’impostazione pragmatica e generale: parlo, cioè, di cosa funziona o non funziona a livello concreto, senza propagandare uno stile di gioco specifico né riferirmi a un’edizione di D&D specifica.

4) I blog secondo te hanno un futuro? Resisteranno all’assalto dei mezzi audiovisivi? Mi sembra che, specialmente tra le nuove generazioni, podcast e video vadano per la maggiore e la parola scritta sia molto in secondo piano. Che ne pensi?

Ti confesso che sono pessimista.
Mettere le cose per scritto, per me, è sempre stato un gesto di attenzione e rispetto verso le persone a cui mi rivolgo. Organizzare un articolo, scegliere le parole giuste, renderlo sintetico, richiede impegno e fatica: accendere una telecamera o un microfono e blaterare a ruota libera sarebbe molto più facile. Anche per rispondere a queste tue domande, anziché scrivere e rileggere e correggere, avrei fatto molto prima a parlare a un registratore lasciando a te l’onere di sbrogliare la matassa; e tu avresti potuto pubblicare direttamente l’audio, passando quell’onere ai tuoi lettori; ma a qualcuno il fardello tocca.

Cerco di mettermi dalla parte del pubblico: se leggo un articolo impiego 5 minuti ad afferrare gli stessi concetti che in un video, o in un podcast, richiederebbero mezz’ora. Inoltre in un articolo posso cercare, posso saltare subito al titolo di paragrafo che mi interessa, non ho bisogno delle cuffie, non devo chiedermi come si scrive una parola strana, posso fare copia-incolla se trovo un pezzo da riutilizzare. Quando guardo video o ascolto podcast mi viene sempre il nervoso per il tempo che ho perso. Non vale per tutti i creator allo stesso modo, naturalmente, ma sapessi quante volte l’ho pensato!

Eppure, pochi ormai fanno lo sforzo di mettere le cose per scritto, come se il proprio tempo valesse più di quello dei destinatari.
Il fatto è che ai destinatari questo va bene: sono così abituati al canale audiovisivo che non vedono proprio i vantaggi della forma scritta, neanche se glieli metti davanti agli occhi. Hanno un disperato bisogno del “rapporto umano” con l’interlocutore: non conta tanto cosa dice quanto che sia simpatico, telegenico, rida, scherzi, li guardi negli occhi, faccia smorfie e battutine. E poi vogliono tutti il multitasking: preferiscono ascoltare il podcast o video con le cuffie per mezz’ora, mentre fanno altro, anziché concentrarsi per 5 minuti su un testo da leggere e solo su quello; ma poi cosa “trattengono” del contenuto? Boh.

Comunque non sarò certo io a cambiare il mondo. Quindi, ti ringrazio per aver ospitato questo mio sfogo, ma credo che i blog e gli altri mezzi di espressione puramente scritta saranno presto ridotti a una cosa di nicchia, per pochissimi eletti. E saranno i non-eletti ad averlo voluto.

Non so, secondo me è molto faticoso fare video. Io per fare mezz’ora di discorso (in cui potrei esporre grosso modo il contenuto di un mio articoletto) dovrei: mettere a posto la camera, cercare una buona angolazione e via dicendo, fare circa un’ora di girato, riguardarmela, tagliare tutti i “ehm” e “ok, ho perso il filo”, riguardarmi la mezz’ora ottenuta, fare qualche modifica minore, eventuali effetti.
Tempo stimato: dalle 3,5 alle 5 ore(di atroce sofferenza: odio l’editing dei video).
Per l’articolo ci metto leggermente meno (se parliamo di quelli brevi, che posso spiegare in mezz’ora).

5) Abbiamo parlato dei contenuti che produci, ora sarei curioso di sapere se ci sono contenuti che segui, invece. Nell’ambito di D&D c’è qualche libro, sito, podcast, canale o altro che ti piace e consigli particolarmente? Per quale motivo?

Dunque, i miei due autori di riferimento sono The Angry GM e The Alexandrian, in modo diverso e per motivi diversi. Il primo ha il difetto di essere troppo prolisso e usare un tono fintamente strafottente che non apprezzo, ma se si va oltre questo si vede che ha una visione del gioco disincantata e brillante, mai banale, senza tabù, e molto orientata alla concretezza pratica. Il secondo è fin troppo formale e teorico, ma è conciso, chiaro, lucido e ha un’esperienza vastissima.
Apprezzo anche tanti autori in lingua italiana, anzi, ho colto l’occasione della redazione del mio terzo “Speciale” per entrare personalmente in contatto con tanti di loro e avere uno scambio proficuo.
Oltre al tuo sito, che trovo molto simpatico per il suo tono libero e scanzonato, seguo EduPlay del professor Marrelli, molto originale, e sto recuperando un po’ di bella roba dagli archivi di Storie di Ruolo.

Seguo anche alcuni blog della Old School Renaissance (anche se personalmente non mi riconosco in quel movimento), come Omnia Incommoda Certitudo Nulla, la Fumeria dei Pensieri Incompiuti, il Tempio di Syrinx (e, in inglese, Goblin Punch, un po’ troppo confusionario ma occasionalmente con delle ottime idee).

Eccezionalmente seguo il canale Youtube Un Canale di Ruolo. Come ho detto, la comunicazione audio-video non è nelle mie corde, ma in loro sto trovando qualcosa di diverso dalle solite banalità, e vale la pena sforzarmi di approfondire.

6) In che modo il gioco di ruolo ha influenzato la tua vita privata? Sia a livello pragmatico sia emotivamente.

Il gioco di ruolo è per me un hobby e una passione. Come spesso succede a ciò che appartiene a queste due categorie, diventa da un lato evasione (una via di fuga, un modo per distrarsi, sfogarsi, rigenerarsi) dall’altro crescita (è una cosa che si impara e si affina col tempo, in cui si diventa più bravi).
Ma a differenza, non so, di una collezione di francobolli o del celebre galeone di Dylan Dog, il GdR ha anche un enorme lato sociale, che è un po’ la sua croce e la sua delizia. Attraverso il gioco mi sono divertito con gli amici e mi sono fatto nuovi amici. Ma ho coltivato anche un… tipo di vita sociale diverso rispetto a quello che va per la maggiore tra i miei coetanei. Intendiamoci, probabilmente in discoteca o allo stadio non ci sarei andato comunque, ma dobbiamo ammettere che intorno alle “cose da nerd” come il GdR c’è (o almeno c’era, ai miei tempi) una certa quota di pregiudizio e diffidenza, che in parte ho assorbito, al punto che tuttora mi riesce difficile parlare di questa mia passione con estranei.
Poi bisogna parlare dell’aspetto sociale interno alla community dei GdR. Col passare del tempo mi ci sono addentrato molto, specialmente da quando ho aperto il blog. Ho trovato isole interessanti, di scambio di opinioni civile e costruttivo, ma in mezzo a un oceano di dogmatismi, superficialità, maleducazione, e soprattutto ignoranza: dopo aver masterato mezza campagna tutti si credono esperti.
Per quanto riguarda me come persona, il gioco di ruolo mi ha aiutato a crescere su tanti fronti: in primis, capacità di mediazione e gestione dei conflitti. Ma non posso negare che ha anche accentuato, di quando in quando, alcuni lati negativi del mio carattere e del mio umore. Diciamo che mi ha dato gli spunti per riflettere molto e lavorare un bel po’ su me stesso.

7) se tu fossi un PG di D&D che cosa avresti nella tua scheda? (classi, caratteristiche, talenti, non per forza tutta la scheda, solo un paio di tratti particolari)

Uhm… per cominciare, quanto a caratteristiche fisiche sarei sicuramente sullo scarso andante. Se usiamo l’acquisto a punti mi va anche bene, me ne rimangono un sacco da spendere su quelle mentali… ma temo che nella vita reale si usi il 3d6 secco, e ai dadi sono parecchio iellato.
Come classe tenderei a definirmi un mago: sai, quello che spende più tempo a studiare e ragionare sulle cose che a farle, e che brucia tutte le sue risorse in poche effimere fiammate per poi andare a letto presto.
Come scuola specializzata opterei per la divinazione, ma non quella di 5e, che è diventata mainstreampower e osannata da tutti! Quella di 2e o 3.5, che non si filava nessuno. Quella del “meglio prevenire che curare”.

Abilità e talenti? Di sicuro qualcosa sulla cucina, mi piace cucinare.
E allineamento legale buono. Quindi triste. Perché il mondo vero non è una storia fantasy a lieto fine.

E con questa conclusione agrodolce, molto agro e poco dolce, io vi saluto. Non vi dico di nuovo di guardare il suo blog e di rileggere il suo articoletto sui Punti Ferita, perchè se no risulto eccessivo.
(giusto?)

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2 commenti su “Lorenzo di Dietro lo Schermo”

  1. Grazie davvero! Mi ero quasi dimenticato di questa lunga intervista. Ci sono un sacco di spunti che mi torneranno utili per la conclusione dello speciale! 😉

    Spero che collaboreremo ancora in futuro.

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