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Intervista a Carmen Guasco di Moleste

Non so se conosciate Moleste. Una rete di tutela per chi subisce violenza che promuove la parità tra uomo e donna nel mondo del fumetto. Ho avuto l’onore di intervistare Carmen Guasco, fumettista e co-fondatrice di Moleste, di cui è anche la social media strategist, come lo è per l’associazione ludica salernitana “Il Guiscardo”, che si occupa di gdt e gdr. 

Come sempre le mie domande le trovate in grassetto per glorificare il mio ego.

Di cosa si occupa di preciso la vostra pagina?

Moleste è un collettivo artistico nato dall’esigenza di dare voce a una serie di testimonianze pubblicate anonimamente sul nostro sito (http://www.moleste.org/). La nostra attività online e offline promuove la parità di genere nel mondo del fumetto e si contrappone a un atteggiamento normalizzante di abusi o violenze nella nostra professione. Di conseguenza offriamo aiuto a chi ne ha bisogno, grazie al supporto di una rete CAV che copre tutta Italia, e cerchiamo di informare riguardo le dinamiche abusanti a un bacino d’utenza quanto più ampio possibile (dalle scuole alle generazioni più grandi, senza lasciar indietro nessunə).

Credo che definirlo un lavoro importantissimo sarebbe riduttivo. Puoi fare un esempio concreto per spiegare meglio che tipo di supporto offrite o che tipo di abusi sono diffusi? 

Il supporto dei centri antiviolenza è di tipo assistenziale e spazia dal sostegno psicologico, legale o di formazione finalizzata all’indipendenza economica. Ovviamente ogni caso è a sé: per esempio in alcuni è prevista l’accoglienza per brevi o lunghi periodi in luoghi protetti delle donne e anche dei loro figli, se presenti. Non risponderò totalmente alla tua seconda domanda, invece, perché non esistono abusi più o meno diffusi: fanno parte tutti dello stesso sistema ed è a quello che si dovrebbe guardare. Per semplificare, a ogni modo, se qualcosa ti fa sentire a disagio e persiste anche dopo che lo hai espresso, probabilmente è un abuso. 

Come ti sei interessatə e avvicinatə al cosiddetto mondo nerd?

Ormai la questione risale a tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

Quale parte ti interessa maggiormente? Videogiochi, fumetti, GdR, GdT…

Da fumettista, risulterebbe scontato far pendere questa risposta a favore dei fumetti, ma la verità è che rispondere è tutt’altro che semplice: gioco di ruolo, by chat e dal vivo, da ormai venti anni; trovo che non esista modo migliore di intrattenersi con gli amici che non sia giocare da tavolo; i videogiochi sono gli unici che mi abbiano fatto fare after nella vita. Non rinuncerei a nulla di tutto questo, perché tutto ha contribuito, a suo modo, all’artista che sono oggi.

Se tu potessi scegliere un superpotere o un incantesimo di un GdR, quale sceglieresti?

Miraggio Arcano, della 5e di D&D!

Uh, belle le illusioni!

Domanda “vuoi più bene a mamma o papà”: gioco da tavola, gioco di ruolo, videogioco, fumetto e romanzo fantasy preferito.

Inizierò dalla risposta che piacerà meno in assoluto: adoro Dixit, conosco ogni singola illustrazione di ogni singolo mazzo e trovo che sia il gioco da tavolo perfetto per avvicinare le persone alla categoria. Per quanto riguarda i giochi di ruolo D&D si contende inevitabilmente il podio con la Masquerade. Il mio videogioco preferito in assoluto è Dragon Age, adoro i gdr anche nei videogiochi. Il mio fumetto preferito è The Killing Joke: ne posseggo tre versioni. Il mio romanzo fantasy del cuore, e credimi mi fa malissimo dirlo perché vorrei non averlo mai letto giacché Martin non meriterebbe altro, è Game of Thrones.

Maledetto Martin che lascia le cose a metà! Abbandonai la saga proprio per quello tipo 15 anni fa. Comunque a me Dixit non dispiace.

Rispetto a quando ti sei avvicinatə al mondo nerd, come è cambiato lui e come sei cambiatə tu?

Il mondo nerd si è sdoganato: leggere fumetti e giocare ai gdr non è più considerata una pratica da sfigati; indossare magliette di Star Wars è motivo di orgoglio e più o meno nessuno, ormai, ti osserva torvo se prediligi rimanere a casa a veder serie tv/giocare ai videogiochi, piuttosto che tirar l’alba in discoteca. Personalmente l’unico cambiamento che ho percepito in me stessa, rispetto al mondo nerd, è l’intolleranza verso le opere non concluse (come il su citato Trono di Spade o peggio ancora Berserk) o verso quelle che dovevano esserlo da tempo ma che vengono spolpate di ogni dignità per continuare a spillar soldi agli appassionati.

Una curiosità su di te che hai voglia di raccontare?

Il primo personaggio che ho creato in un gdr si chiamava Dymlachiel, ovvero Carmen in elfico. Era il periodo d’oro di LOTR e quel nome, divenuto poi solo “Dym”, lo utilizzo tutt’oggi.

Ok, iniziamo a entrare un po’ nel vivo.

Il livello di discriminazione nel mondo nerd è peggiore o migliore di quello esterno? 

Definirlo migliore o peggiore è relativo: giacché il problema della discriminazione è di matrice culturale e sistemica, non dovrebbe essere misurato con un bilancino, ma compreso. Il mondo nerd è un pianeta che fino a poco tempo fa era abitato per lo più da uomini bianchi ed etero, ai quali venivano offerte in dono feticci di superuomini dagli standard inarrivabili e di donne da oggettivare. Di conseguenza, possiamo comprendere che sia un mondo figlio del suo tempo, soggetto a un “cambiamento climatico” che vedrà inevitabilmente i nostalgici rintanarsi nei bunker e gli altri adattarsi di conseguenza.

Quali sono le iniziative o i progetti che hai avviato o a cui hai partecipato per promuovere l’integrazione e la diversità nel cosiddetto mondo nerd?

Abbiamo partecipato a una quantità considerevole di interviste e talk, tra cui anche un TedX, online e offline; creato una campagna, “LE articolo AUTOdeterminativo”; scritto un libro 12+, “Fai Rumore”, che ci ha permesso di incontrare migliaia di adolescenti in tutta Italia; dato vita a una fanzine “Smack”, con un target invece 18+; collaborato insieme ad altrə artistə a Sensuability, una mostra/concorso che sensibilizza riguardo la sessualità e la disabilità: abbiamo insomma creato gli strumenti per informarsi, comprendere, confrontarsi. Ed evolversi culturalmente e collettivamente come società.

Confesso: ho dovuto googlare Tedx ( programma di eventi locali ed auto organizzati che raccolgono persone per condividere un’esperienza simile a quella che si vivrebbe durante una conferenza TED, ma in maniera indipendente).
C’è roba interessante tipo questo fumetto.

Quella è la storia “Due di una” di Francesca Torre e La Tram, una delle nove presenti nell’antologia Fai Rumore. Parla di amore tossico. 
Per il TedX di cui ho fatto cenno, lascio il link dell’intervento di Sara Fabbri: https://youtu.be/VLJMvrL59L8

Domanda scabrosa: perchè qualcuno che non ha subito alcun abuso e non lo ha mai visto subire, dovrebbe leggere un fumetto del genere? 

Per imparare a riconoscerne i segni: nella nostra società abbiamo normalizzato molte tipologie di abuso, giustificandole. Un esempio può essere il più frequente “catcalling”, che vede una persona sentirsi in diritto di fare apprezzamenti non richiesti a unə perfettə sconosciutə, per strada, creando condizioni di enorme disagio. Io per prima ho sempre pensato di non aver mai avuto rapporti sentimentali tossici, salvo poi scoprire che non era vero: la gelosia viene considerata, nella nostra società, una parte fondamentale dell’amore, ma non è così. Credere di possedere la persona al proprio fianco è proprio l’antitesi dell’amore, così come provare a cambiarla a tutti i costi. In quest’ultimo caso crediamo di amare quello che abbiamo idealizzato e non la persona stessa, o ci andrebbe bene così com’è, no? Situazioni del genere generano un loop di insoddisfazione e tossicità che fanno male a entrambi, in una coppia. Tutto questo magari non lo capisci solo leggendo Fai Rumore o Smack, ma magari può invitarti a riflettere in merito agli argomenti trattati (e sì che nel primo ci sono almeno ben 9 tipologie di abusi e violenze differenti) 

Com’è la reazione del pubblico quando si trattano temi del genere? Secondo te perché?

La reazione non è sempre la stessa: c’è accoglienza, come pure rifiuto e rigetto. Il motivo è piuttosto semplice: qualcunə desidera svestirsi delle scorie di una mentalità retrograda, altrə invece hanno paura di rimanere nudə, senza.

Come hai visto l’evoluzione dell’industria dei giochi di ruolo, fumetti o videogiochi rispetto all’inclusione e alla diversità?

Opportunista in alcuni casi, perché il capitalismo batte cassa più dell’attivismo, ma determinante per veicolare quanto più possibile il messaggio dell’inclusività e della rappresentatività.

Ci si accontenta di quel che passa il convento. Capisco. Meglio un buon messaggio portato da chi vuole guadagnare che niente. anche perchè il niente sarebbe comunque un messaggio (meno positivo) e portato comunque solo per guadagnare. 

Ci sono state campagne di greenwashing capitaliste e opportuniste che hanno prodotto in un mese più risultati di anni e anni di attivismo: è un compromesso accettabile, alla luce di ciò? Se l’interesse di pochi può migliorare l’esistenza di molti, credo di sì. 

Negli ultimi lustri mi pare che la situazione sia leggermente migliorata. Secondo te è vero? Migliorerà ancora nel futuro? Cosa dobbiamo fare perché migliori ancora?

Sicuramente negli ultimi anni l’abbattimento di alcuni muri è avvenuto sotto gli occhi di tuttə ma, a mio avviso, è necessario lavorare ancora tanto per poter davvero assistere all’avvento dell’uguaglianza. Ci si sente in diritto e dovere di commentare o addirittura “tollerare” la vita altrui perché non siamo educati al consenso e al rispetto del prossimo: l’educazione emotiva dovrebbe far parte dei programmi scolastici, come pure l’educazione sessuale. Abbiamo reso difficile qualcosa di molto semplice, a causa di tabù più nocivi che protettivi. Per fortuna ho molta fiducia nelle generazioni più giovani e credo che in futuro vivremo un cambiamento ancor più consapevole e cristallino.

Purtroppo l’educazione sessuale è vista come pornografia e quindi si ostacola il suo inserimento.

Hai mai sperimentato discriminazione o pregiudizi nel mondo nerd? Puoi condividere un’esperienza in particolare? Ovviamente solo se te la senti.

Dall’essere pagata meno dei miei colleghi uomini, anche a fronte di più ore impegnate, al dover vedere sviliti i miei successi con commenti del calibro di “se la fa con X, per questo ha pubblicato o vinto quel concorso” (ndr. falso, non ho avuto la strada spianata da nessunə), potrei scrivere un saggio.

Ho già condiviso di recente la mia esperienza da studentessa e poi da insegnante e amministrativa nella scuola di fumetto che mi ha formata, in un articolo pubblicato sul blog di Marilù Oliva, ma preferirei piuttosto lasciare il link delle testimonianze di tutte le Moleste, per avere contezza di quel che ancora è il mondo del fumetto italiano, nelle scuole, nelle case editrici, nei rapporti interpersonali e nelle fiere: http://www.moleste.org/testimonianze/

Puoi lasciare anche due link, volendo. Purtroppo la situazione talvolta è agghiacciante, ho letto un po’ di queste testimonianze ed è deprimente.

Allora ti lascio la testimonianza, questa volta non anonima, che ho rilasciato alla scrittrice Marilù Oliva per il suo libroguerriero. Marilù di recente ha iniziato una battaglia simile alla nostra, raccogliendo le testimonianze delle donne dell’intera filiera dell’editoria italiana sotto il nome di #mecult : https://libroguerriero.wordpress.com/2023/04/20/non-bella-solo-brava/

Cosa pensi del concetto di “rappresentatività” nel mondo nerd? Pensi che sia importante che ci siano personaggi di diverse identità e abilità rappresentati nei giochi di ruolo, fumetti e videogiochi?

Assolutamente sì. Io per prima ho sempre trovato difficoltà a giocare ai videogiochi dove mi era imposto il classico personaggio uomo (Assassin’s Creed e The Witcher sono i primi due esempi che mi vengono in mente). Grazie a tipologie gdr come KOTOR, che mi permettono di scegliere l’aspetto fisico, ho preso consapevolezza del problema. È un esempio probabilmente futile, ma calzante: non essere rappresentatə in alcun prodotto d’intrattenimento ci fa sentire esclusə, sbagliatə.

Qualcunə potrebbe dire che ormai da tempo c’è stato un aumento di variazione di rappresentatività, sì, ma in che termini? Tutto ciò che non era uomo bianco era una spalla, né più, né meno. A me, questo, sembrava solo un contentino.

Di solito la donna c’era nei videogiochi. Però erano poche e spesso il loro aspetto mostrava chiaramente per chi era destinata la loro immagine. Non tanto rappresentare, quanto essere un intrattenimento visivo per maschi etero.

Fatta esclusione dei personaggi antropomorfi tipo Coco Bandicoot, tutte le donne erano iper sessualizzate e non di certo perché lo volessimo noi ragazzine. Oltre al fatto che non tutte erano giocabili in quanto protagoniste: Lara Croft fece scalpore per questo, ma credo sia anche tra le più oggettivate, insieme a tutte le protagoniste dei vari Tekken e Street Fighter.  

Spesso si parla di dittatura del politicamente corretto e cancel culture. Cosa ne pensi?

Il politicamente corretto non esiste, se non nelle menti di persone incapaci di pensiero critico. Evolvere richiede consapevolezza e non tuttə sono capaci di riconoscere i propri errori al fine di non ripeterli.

Esistono però degli estremismi nocivi e dannosi, che non possono essere tollerati. La cancel culture è uno di questi: cancellare la memoria non permette di studiare il fenomeno al fine di non farlo ripetere, anzi spiana la strada affinché si ripresenti.

Quali sono le iniziative o le organizzazioni che pensi stanno facendo un buon lavoro per promuovere l’integrazione e la diversità nel mondo nerd?

Più che iniziative e/o organizzazioni, penso a content creator probabilmente più legatə alle nuove generazioni: al volo, prendo l’esempio di Nennella Esposito, che trovo adorabile.

Grandi gruppi di denuncia come Moleste, invece, mancano. Abbiamo esempi di organizzazioni simili in altri ambiti artistici ma, purtroppo, non è ancora avvenuto lo stesso nel mondo nerd, nonostante ci sia capitato di ricevere testimonianze che ci inducono a pensare che ce ne sarebbe davvero bisogno.

Pensi che i giochi di ruolo, fumetti e videogiochi possano essere utilizzati per promuovere l’inclusione e la diversità in modo efficace? Come?

I prodotti di intrattenimento hanno la fortuna di non essere avvertiti come pedanti e ne abbiamo avuto la prova proprio grazie a “Fai Rumore”. Temi complessi sono stati rappresentati con assoluta semplicità e questo ci ha permesso di essere lettə e parlare nelle scuole con un coinvolgimento che sono abbastanza sicura non avremmo ottenuto, diversamente.

Negli ultimi tempi ci sono state diverse polemichette sulle questioni di inclusione e diversità nel mondo nerd, alcune più rilevanti di altre. Secondo te, quale è stata la polemica più sterile e perché?

La peggiore di tutte è quella riguardante Halle Bailey e il live action de La Sirenetta.

Posto che riconosco le strategie di social marketing becere portate avanti negli ultimi anni, trovo assurdo permettersi di essere così crudelə con una persona sull’onda dell’indignazione popolare, senza alcun dato alla mano, e per un tempo così lungo! È un anno che si parla di quanto farà schifo lei e ‘sto film: spero sia un successo clamoroso.

Momento Marzullo: che domanda importante ho dimenticato di fare? Fattela e rispondi. Così faccio pure meno fatica. 

Stai tranquillo! E grazie! 





Ok, questo era tutto. Se volete leggere le altre interviste: Eccole qui.
Se volete saperne di più su Moleste e vi si è rotto improvvisamente Google, sappiate che c’è anche il loro linktree.

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