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Il licenziamento di Gina Carano è basato su motivazioni giuste?

La Disney ha licenziato Gina Carano per via di alcuni post su twitter. Quindi non la vedremo più nei panni di Cara Dune in The Mandalorian. Almeno, così titolano i giornali. A conti fatti la Lucasfilm pare abbia semplicemente deciso di non rinnovare il contratto. Il che è un po’ diverso, almeno dal punto di vista formale.

La questione sulla correttezza di questo atto non è immediata. Prima di strillare alla “cancel culture” o appellarsi alla libertà di scelta di un imprenditore riguardo i suoi dipendenti, consiglierei di riflettere un attimo. 

Sicuramente io sono di parte, perchè ritengo i suoi tweet decisamente demenziali. Tuttavia questo è compensato dalla mia approvazione verso la sua interpretazione (per nulla viziata dai miei parametri estetici, eh!). Quindi forse le due istanze si controbilanciano e posso approcciarmi in maniera ragionevolmente intersoggettiva.

Cara Dune ti scrivo, così ti licenzio un po’….

Arbitrarietà del Datore di Lavoro

“eh, io gestisco l’azienda, quindi assumo e licenzio chi mi pare”. Affermazione che fa il paio con “questo è il mio locale, faccio entrare chi voglio io”. 
Allora, ripetiamo tutti insieme: avere investito del denaro non ti rende un monarca assoluto, le leggi (e l’etica) valgono anche per chi ha i soldi. 

Sul serio, non si può assumere e licenziare chi si vuole, perchè (a parte i vincoli costituzionali) non possiamo decidere che discriminare le persone è giusto. 
Così come non posso dire “non voglio omosessuali nella mia azienda” o “niente neri nel mio negozio”, non dovrei nemmeno poter dire “non assumo complottisti, transofobi e altro pattume vario”. 

Insomma, non dovremmo utilizzare la carta “l’azienda è mia, decido tutto io”, perchè è un’argomentazione con implicazioni decisamente sgradevoli.

Comportamenti non Consoni

“però almeno un datore di lavoro può licenziare chi ha comportamenti non idonei?”. Sì. Certo, ci mancherebbe. 

Tuttavia noto una deriva sempre più marcata nell’ultimo periodo. Parlo della tendenza a valutare il comportamento tenuto fuori dall’orario di lavoro come se fosse avvenuto in servizio. 

Finché rispetto la legge, non violo specifiche norme aziendali (tipo la riservatezza) o non esagero drammaticamente (ad esempio faccio pubbliche dichiarazioni dicendo quanto mi faccia schifo il mio lavoro e di come la mia azienda sia orribile e il mio capo sia un tiranno incompetente…insomma a quel punto un po’ stai tirando la corda) non vedo perchè tenere in considerazione il comportamento privato

Non possiamo chiedere alle persone di comportarsi in un determinato modo fuori dall’orario di lavoro. Non solo per questioni tipo “libera espressione” e via dicendo, ma anche perchè, semplicemente, il contratto di lavoro prevede un pagamento per un determinato comportamento in determinate ore. Fuori da questo io non sono pagato e non sono tenuto a nessun tipo di atteggiamento specifico.

Sempre per portare esempi comprensibili, non credo sia giusto licenziare qualcuno perchè sostiene la correttezza economica del comunismo o perchè frequenta manifestazioni femministe. 

Pubblico e Privato

Tuttavia gli esempi che ho fatto finora si adattano a un lavoratore dipendente. Se stessimo parlando di un politico, invece, la questione sarebbe diversa: certi atteggiamenti e certi comportamenti potrebbero non essere ritenuti adatti alla carica che ricopre. Questo perchè ha il ruolo di rappresentare e guidare la coscienza politica comune (in teoria, sì) e questo ruolo non si esaurisce mai, rendendo particolarmente meno netta la linea di distinzione tra comportamento pubblico e privato. 

(questa non è roba che mi invento io ora, anche il nostro ordinamento giuridico prevede differenze di applicazione a seconda che si parli di un comune privato cittadino o di una persona pubblica)

Se un politico facesse un tweet con un linguaggio inaccettabile, contenuti discriminatori e falsità acclarate, io capirei senza problemi la sue rimozione dall’incarico o la sua espulsione dal partito (e anche la sua espulsione da Twitter, visto che io vengo bannato dai social un giorno sì e l’altro pure per molto meno).

Gli Attori sono Politici?

Secondo me il nodo della questione è questo. Possiamo ritenere un attore una persona pubblica con responsabilità paragonabili a quelle di un politico

Sicuramente un Endorsment di Scarlett Johansson ha più peso rispetto a quello di un Razzi o un Ciampolillo (battute sulle nostre minutaglie politiche a parte, basti pensare alla vicenda Zaki), però in teoria il ruolo sarebbe un altro.

Secondo me i punti critici sono due.

Descrittivo contro Prescrittivo

Insomma, a conti fatti un attore dovrebbe recitare e immedesimarsi un personaggio, mentre un politico dovrebbe prendere decisioni responsabili riguardo la guida di un paese, dovrebbe cercare di promuovere paradigmi culturali in grado di migliorare la comprensione critica delle masse e dovrebbe avere un ruolo di punta nella produzione di schemi logici per la comprensione dei nuovi fenomeni. Poi però abbiamo Gasparri. Anche se ne mettessimo 100 insieme, non potremmo produrre un impegno politico paragonabile a quello di personaggi come Angelina Jolie o Emma Watson (perchè 100×0 = 0, facile).

Quindi se da un lato il ruolo di attore non dovrebbe essere paragonabile a quello di politico, di fatto molti attori di rilievo hanno una capacità di influenzare le masse, anche su temi politici o di diritti civili decisamente superiore a quella del politico medio. Inoltre questa capacità di influenza è data loro proprio in virtù del loro ruolo, quindi è fornita proprio dal datore di lavoro. 

Poi se sia giusto prendere atto di questo fatto e comportarsi di conseguenza, trattando gli attori come se il loro contratto prevedesse un certo tipo di comportamento pubblico oppure se sia auspicabile lottare contro questa parificazione, per cercare di risolvere il dubplice problema di assenza di contenuti in politica e di estrema possibilità di influenza detenuta dai personaggi famosi, scondo me è dibattibile. Anche se temo sia giusto classificare la seconda come una battaglia persa in partenza. 

Quando il Quantitativo Diventa Qualitativo

Ammettiamo di aver optato per la prima scelta. Quindi le star, gli attori e le attrici famose sono considerabili persone pubbliche con influenza globale, quindi è giusto regolamentare il loro comportamento fuori dall’orario di lavoro e in base a questo anche licenziarli
Tuttavia, ci sentiamo pronti giudicare portatori di un potere simile anche i vari Mario Rossi che una volta l’anno vengono chiamati per fare uno spot pubblicitario? 
Domanda retorica, ovviamente no. La loro influenza è decisamente inferiore a quella di un assessore secondario in un piccolo paese di una remota provincia. 

Invece un attore che ricopre regolarmente il ruolo di comparsa? 
Salendo un po’, un attore relegato a ruoli secondari in film di nicchia? 
Un protagonista in alcune serie tv di secondo piano? 

Insomma, posto che agli estremi la situazione sia palese (una star è super influente e una comparsa occasionale no), siamo nella situazione di dover compiere scelte qualitative (quando possiamo considerarli personalità pubbliche) basate si criteri quantitativi. Inoltre cosa dovremmo contare? Il numero di follower e stabilire una soglia di 500.000? I minuti di apparizione moltiplicati per il numero di spettatori? Chiediamo agli autori di FATAL di elaborare una funzione per valutare la giusta soglia? 

Ad ogni modo, qualsiasi criterio decidessimo di usare, avremmo la ridicola situazione in cui due attori, differenziati solo da una manciata di follower o da un briciolo di rilevanza in un paio di ruoli vengono classificati in maniera diversa, uno come personalità pubblica e uno come persona privata. 

Insomma il classico problema di quandi si valuta il qualitativo tramite il quantitativo (quanti chicchi di riso servono per fare un mucchio?).

Conclusioni

Mi spingo a dire che Gina Carano è considerabile come personalità pubblica. Se non altro per la rilevanza mediatica data al suo licenziamento. 

Quindi se non vogliamo intraprendere una giusta battaglia persa e preferiamo regolamentare la situazione attuale effettiva, trovo decisamente comprensibile che venga licenziata per i suoi tweet. Poiché, ricordiamolo, è riuscita a discriminare trans, ebrei e a pubblicare falsità storiche e sanitarie.

Inoltre faccio fatica a empatizzare e a preoccuparmi per la sua condizione, perché credo che guadagni qualcosina in più di un operaio. Questo la posiziona automaticamente in coda nella lista delle mie priorità. Potrei addirittura essere pronto a considerare la mole dello stipendio come ragionevole al fine di richiedere correttezza h24 7/7 quando si è in pubblico (di nuovo siamo al qualitativo basato sul quantitativo).

Poi mi dispiacerà non vederla più nel ruolo di Cara Dune, tuttavia non possiamo ritenere il diritto all’intrattenimento superiore a qualsiasi altro. 


Se vi interessa ho scritto altro a tema Star Wars e Mandalorian, giuro, roba meno pesante di questa (ad esempio come replicare i personaggi in d&d 3.5, Pathfinder e d&d 5e).

Se invece vi interessano gli spoloqui a caso, c’è una sezione “di tutto un po’“, in cui potrete trovare, appunto…

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2 commenti su “Il licenziamento di Gina Carano è basato su motivazioni giuste?”

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